Ma le case discografiche amano la musica? ( Piccola storia sul mondo del commercio)
Musica & Internet Musica & supermercati , Il consumo pro capite di musica in Italia
Riflessi della rivoluzione telematica sul mercato fonografico: le opinioni degli operatori.
Potrebbe essere l'argomento per il prossimo film dei Fratelli Vanzina,la situazione del mercato discografico e le opinioni degli operatori (le teste pensanti delle majors) il tutto � davvero simile ad una comica.
Ho letto tanti articoli sia su riviste dedicate specialmente al settore (Musica e Dischi, Trade) che in quotidiani
pi� o meno autorevoli, in cui si parlava di un consumo musicale pro capite a livelli di terzo mondo.
I problemi si sa sono innumerevoli , non c'� modo di ascoltare musica che non sia il solito prodotto commerciale
(marchette radiofoniche e televisive, classifiche manipolate , interviste al momento della pubblicazione addirittura
sui TG Rai) un prezzo di vendita piuttosto elevato per le tasche dei pi� giovani o degli studenti e un parco negozi
con relativi negozianti non sempre all'altezza del loro compito.
Probabilmente si stava meglio quando si stava peggio , perch� tutto cominci� con l'avvento del compact disc.
Una quindicina d'anni orsono la situazione era migliore, le case discografiche vivevano del loro tran tran
si curavano solo di distribuire pochi titoli di successo (c'era allora solo il vinile tra l'altro quello italiano era anche scadente) e molti titoli si potevano trovare d'importazione nei negozi specializzati (chi ricorda il caratteristico odore
del vinile americano o canadese quando toglievi il celofan dalla copertina dell'album?) ma la rivoluzione era alle porte
un nuovo supporto dagli innumerevoli vantaggi stava per affermarsi sul mercato , un semplice dischetto di plastica
dai riflessi argentei che avrebbe rivoluzionato il modo di acoltare e fare musica.